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«Puoi vendere solo la nostra merce». Sequestro milionario ai boss mafiosi palermitani

Il principale attore delle imposizioni di questa nuova forma di pizzo è stato riconosciuto in Jimmy Celesia

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Palermo, 23 agosto 2017 – I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, su disposizione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, hanno sequestrato beni per circa un milione e 600mila euro riconducibili a boss e gregari della Cosa nostra del Capoluogo siciliano. 

In particolare gli inquirenti hanno dimostrato come i boss imponevano la vendita della propria merce ai bar del centro di Palermo. I finanzieri hanno proceduto a sequestrare il grosso deposito “The big drink” che era intestato ad un prestanome.

Il principale attore delle imposizioni di questa nuova forma di pizzo è stato riconosciuto in Jimmy Celesia, boss di Brancaccio già condannato in passato.

Per la procura diretta da Francesco Lo Voi un impegno complesso, individuare i nuovi investimenti mafiosi che dovranno poi essere sequestrati dal Tribunale Misure di prevenzione presieduto da Raffaele Malizia. In questi ultimi giorni, il nucleo di polizia tributaria guidato dal colonnello Francesco Mazzotta ha sequestrato beni per un milione e seicentomila euro a padrini e prestanome riconducibili a vari clan di Palermo. Giovanni Bosco, reggente della famiglia di Passo di Rigano, gestiva attraverso alcuni familiari un’avviata attività di ristorazione. Sequestrati beni anche agli imprenditori Giacomo Vaccaro e Pietro Mansueto, ritenuti vicini ai boss Giuseppe Guttadauro (Brancaccio) e Salvatore Lo Piccolo (Tommaso Natale).

Tra i beni sequestrati ci sono un ampio terreno con una costruzione in viale Regione Siciliana, di Mansueto; una società di distribuzione di bevande di Girolamo Celesia, un villino a Campofelice di Roccella (PA), riconducibile a Giacomo Vaccaro.

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