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Corleone, 23 novembre 2017 – La procura antimafia aveva richiesto in tutto, per le nuove leve di Cosa nostra corleonese, più di 90 anni di carcere per 9 dei 12 fermati nel blitz antimafia Grande Passo 4, con l’accusa di a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione aggravata e danneggiamento. Oggi il Gup ha condannato Carmelo Gariffo (14 anni e 10 mesi), Bernardo Saporito (8 anni e 8 mesi), Antonino Di Marco (6 anni), Leoluca Lo Bue (10 anni), Vito Filippello (8 anni), Pietro Paolo Masaracchia (9 anni e 8 mesi). Tre sono gli assolti: Vincenzo Pellitteri e i due omonimi Francesco Geraci (classe ‘66) e Francesco Geraci (classe ‘71).
I carabinieri di Monreale con l’operazione antimafia Grande Passo 4, avvenuta a fine settembre 2016, erano riusciti a bloccare sul nascere il tentativo di ricostruzione del mandamento mafioso di Corleone, già decimato dalle continue operazioni dei carabinieri. In particolare il nipote di Bernardo Provenzano, Carmelo Gariffo, era ritenuto colui che si era adoperato per la riorganizzazione della consorteria mafiosa locale, insieme a 11 fedelissimi. Per recuperare denaro il gruppo utilizzava la consueta strategia delle richieste di pizzo. Grazie al coraggio di alcuni imprenditori edili che hanno denunciato le estorsioni e le intimidazioni subite, gli investigatori sono riusciti a ricostruire le gerarchie della nuova mafia locale, bloccando ogni tentativo di ricostruzione del gruppo criminale. Anche a Corleone le richieste di pizzo sono state segnalate alle forze dell’ordine quindi, abbattendo quel muro di omertà e di paura. Un forte segnale per la città che vuole liberarsi dalla nomea di città della mafia, anche in seguito alla morte di Totò Riina.
Nel processo in abbreviato erano parte civile il centro Pio La Torre (avvocato Francesco Cutraro), i Comuni di Corleone e Palazzo Adriano (avvocato Ettore Barcellona), il Comune di Chiusa Sclafani (avvocato Salvino Caputo), Addiopizzo (avvocato Salvatore Caradonna), Sicindustria (avvocato Vincenzo Lo Re) e Confcommercio (avvocato Fabio Lanfranca).