Monreale, 17 gennaio 2018- Sono 324 le irregolarità nella depurazione delle acque siciliane e 228 su 390 Comuni non depurano come si dovrebbe o non hanno ancora reti fognarie. L’allarme è stato lanciato da Legambiente Sicilia che ha studiato i dati pubblicati sul Portale dell’Acqua www.acqua.gov.it. Per queste inadempienze la Corte di Giustizia Europea ha inflitto alla nostra Nazione due procedure d’infrazione e una terza sta per essere inflitta.
Abbiamo dato un’occhiata ai dati riportati su “Il Portale dell’Acqua”, un progetto sviluppato da Italiasicura con la collaborazione dell’Istat. A Monreale, in particolare, in passato sono state riscontrate due irregolarità nella gestione della acque (artt. 4-7 dir. 91/271/CE nelle forme previste e art. 4, par. 1 e 3, dir. 91/271/CE). Monreale rientra tra i comuni con un numero di abitanti superiore a 15 000, che scaricano in acque recipienti che non sono considerate «aree sensibili». Le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie devono essere sottoposte ad un trattamento conforme a quanto stabilisce la direttiva europea. Per gli inadempimenti riscontrati l’Italia è già stata condannata dalla Corte (procedura C565-10).
Eclatante è il caso di Palermo, come evidenzia Legambiente, dove le acque del depuratore di Fondo Verde, invece di essere usate anche per il solo ravvenamento delle falde idriche (art.74, 95 e 104 del D.lgs 152/06) sono fatte confluire nella rete fognaria, senza contrastare i fenomeni di cuneo salino della piana dei Colli che rischia di desertificare i terreni sino a Mondello.
«La vastità del fallimento – dichiara Gianfranco Zanna, presidente regionale di Legambiente Sicilia – che in ben 27 anni non ha visto nessun adeguamento della Sicilia alle norme nazionali ed europee, richiede che il presidente Musumeci instauri al più presto un tavolo tecnico con le associazioni ambientaliste che da tempo denunciano l’inconsistenza della Regione Siciliana, lasciando fuori tutti coloro che in questi anni si sono occupati del settore. Non c’è più tempo per dare la parola a chi ha fallito nel campo dei rifiuti e delle acque».