Il gelato di Monreale dal 1900 a oggi. Lo racconta il maestro gelatiere Mauro La Grassa
Monreale, 7 aprile 2018 – Il gelato monrealese, forse non tutti lo sanno, proviene da un’eredità che ha almeno 120 anni e che risale ai primi anni del Novecento. Un’attività, quella di maestro gelatiere, nata tra i vicoli della Vucciria, quando via Roma era conosciuto come il salone di Palermo. In via Maccheronai nel 1905 nasce infatti uno dei primi laboratori per la produzione di gelato del Capoluogo siciliano. Quell’eredità, nata dal lavoro e dai sacrifici degli avi, è arrivata sino ai giorni nostri e viene portata avanti dal monrealese Mauro La Grassa che a Monreale gestisce un’attività già da 31 anni.
Quella gelateria nata nel cuore di Palermo si chiamava Biancaneve. Si produceva il gelato al limone, poi anche il fior di latte. Il gelato era quindi bianco e freddo come la neve, per questo alla gelateria venne dato un nome che si avvicinava molto al mondo delle favole e dei bambini. Ben presto la gelateria Biancaneve diventerà un’azienda importante, che darà lavoro a più di 10 persone. La seconda guerra mondiale costringe la famiglia a spostarsi a Monreale, a piazza Arancio, dove non arrivavano i bombardamenti. Finita la guerra la gelateria torna di nuovo a Palermo, di nuovo alla Vucciria. «Si vendevano oltre tre mila gelati al giorno – racconta Mauro -. Poi i miei genitori decisero di mettersi in proprio e abbiamo aperto una gelateria a Monreale». Alla Vucciria restava la gelateria Biancaneve, nel 1972, a Monreale, nasceva la gelateria I Sette Nani. «Con l’apertura di quella gelateria arrivò il grande boom del gelato monrealese – dice Mauro – il modo di fare il gelato venne decisamente rivoluzionato.
Abbiamo anche portato la novità della panna sotto il gelato nel cono».
Il gelato all’inizio del Novecento era frutto di un durissimo lavoro che iniziava con la raccolta e l’immagazzinamento della neve che veniva mescolata a mano con gli ingredienti che le davano il gusto. Chi produceva il gelato era soprannominato il leone perché era una persona forzuta, con delle braccia enormi grazie al duro lavoro di mescolamento della neve, del latte e degli ingredienti. Il latte fresco, appena munto, veniva mischiato alla neve. Il nonno di Mauro La Grassa è stato il pioniere di queste tecniche di produzione del gelato ereditate dagli arabi. Dopo quattro generazioni di maestri gelatieri le tecniche di produzione del gelato ha subito parecchie trasformazioni dovute alla tecnologia e all’avvento di gusti sempre più diversi.
Mauro ci racconta di altre belle storie del passato raccontate dai nonni e dal papà. «Leonardo Sciascia era compare di mio nonno. Erano soliti sedersi davanti alla gelateria e si godevano il passeggio – rivela con emozione Mauro -. A mio nonno venne l’idea di produrre il gelato al gelsomino, allora chiamato di scorzonera. Quando il gelsomino era in fiore, veniva imbottigliato con l’acqua che si impregnava di profumo. Nel dopoguerra la nostra gelateria era conosciutissima per il gusto gelsomino e per il gusto cannella, due gusti rivoluzionari». Mauro ha così voluto continuare la tradizione di famiglia. Nel 1987 in via Venero apre il suo laboratorio di produzione di gelato in cui mette il suo impegno per la ricerca dei prodotti delle migliori aziende europee e un grande studio delle materie prime.