Corleone, 24 novembre 2018 – A Corleone se i risultati elettorali dovessero vedere eletti esponenti inseriti all’interno della lista del MoVimento 5 Stelle, questi si vedrebbero tolto il simbolo da Luigi Di Maio. La decisione del vicepremier, che si trova da ieri in spedizione in Sicilia, ha spaccato l’opinione pubblica e il mondo dei social in due. «Non posso rischiare – ha detto Di Maio in visita alla Fincantieri di Palermo – che anche un solo candidato eletto abbia avuto un solo voto dalle organizzazioni criminali».
Le ire del portavoce grillino si sono scatenate dopo un articolo giornalistico del quotidiano «La Repubblica» in cui Maurizio Pascucci giustificava la pubblicazione su Facebook di una foto, che lo ritraeva insieme ad uno dei nipoti di Bernardo Provenzano all’interno di un bar, come un tentativo di «aprire un dialogo con i familiari dei mafiosi» al fine di prendere le distanze dalle loro storie. A Di Maio non sono bastate le ulteriori spiegazioni nel corso della serata di ieri, quando Pascucci ha tenuto il comizio di chiusura della campagna elettorale ed ha confermato la volontà di proseguire e di non ritirare la propria candidatura. L’intervento di Pascucci tuttavia non ha fatto altro che rinnovare l’ira di Di Maio che ha deciso il ritiro del simbolo.
Molti sono i cittadini corleonesi rimasti increduli per la polemica sorta in seguito alla pubblicazione della foto e alla decisione del vicepremier. Molti infatti in paese conoscono Pascucci e la sua carriera politica. In tanti si sono chiesti chi abbia spinto il toscano, cresciuto tra le fila della sinistra, tessere della Federazione giovanile comunista e dell’Arci, assessore a Cecina, portavoce regionale di Libera, coordinatore della Carovana Antimafia, a pubblicare quella foto che ha innescato un caso politico nazionale. Nei social spunta la pista del complotto, c’è chi parla di gestione di stampo fascista del Movimento 5 stelle, c’è poi chi ritiene le parole di Pascucci giuste ma pronunciate nel momento sbagliato.
La scure del Movimento però potrebbe pendere non solo sui potenziali eletti in consiglio comunale. A rischio espulsione ci sarebbe anche il deputato alla Camera dei Deputati corleonese Giuseppe Chiazzese. Sull’ipotesi di procedimenti disciplinari nei confronti di Chiazzese che avrebbe incontrato il nipote di Provenzano e concordato la foto finita sui social network, Di Maio ha chiosato: “Voglio verificare se la foto è stata concordata con Chiazzese, cosa detta da Pascucci, ma fatemi dire che questa vicenda è surreale perché le uniche famiglie a cui bisogna stare vicino sono quelle vittime della mafia. Bisogna rafforzare il dialogo con le famiglie dei testimoni di giustizia e delle vittime mafiose, non con quelle dei mafiosi». Ieri la redazione di Filodiretto ha cercato di contattare Chiazzese senza esito. Il deputato nel corso del comizio di ieri sera ha preso le difese di Pascucci. «Noi i voti dei mafiosi non li vogliamo perché ci fanno schifo – ha urlato – Nella nostra lista non c’è una persona che ha vincoli con certi ambienti, tutto è frutto di una campagna denigratoria fatta nei nostri confronti e di tutti i cittadini corleonesi». Chiazzese ha anche spiegato il gesto di Pascucci. «Girava una fakenews che diceva che Pascucci non andava nei locali gestiti da mafiosi. Siamo andati al bar York a prenderci il caffè perché Pascucci è il sindaco di tutti i cittadini corleonesi onesti». Chiazzese ha anche ricordato come il gestore del bar York in passato abbia preso le distanze da Cosa Nostra. «Nessuno – ha aggiunto – ha dubbi che Maurizio sia un paladino dell’antimafia con i fatti, volevamo solo fare un’opera di inclusione di tutti i cittadini onesti».
Intanto anche Salvatore Provenzano, nipote del superboss Bernardo Provenzano, protagonista della foto pubblicata da Pascucci, ha voluto dire la sua dopo essersi ritrovato all’interno di un vortice di aspre polemiche. «Mi alzo alle 5 con mia moglie per aprire il bar. Ma Di Maio che ne sa? Perché non veniva qui? Io lavoro e basta. Siamo brava gente, non abbiamo nulla a che fare con altro». Lo ha detto ieri sera all’ANSA.