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La vecchia mafia si fa viva, summit a largo di Mondello: «Siamo i re di Palermo» (VIDEO)

«Siamo i re di Palermo e tutti vengono a cercare noi», dice Tommaso Inzerillo

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La mafia degli scappati in America torna a farsi viva a Palermo dopo che Totò Riina è morto. Il blitz di questa mattina, scattato all’alba, ha impiegato oltre 200 uomini. A essere arrestati sono i boss di Passo di Rigano che intrattengono ancora saldi rapporti con la Cosa Nostra americana ed in particolare con i Gambino, la potente famiglia mafiosa di New York.

Tra le personalità di spicco fermate questa mattina ci sono i due cugini Tommaso e Francesco Inzerillo della stessa famiglia mafiosa che fu costretta a fuggire negli Usa dopo l’ascesa al potere dei corleonesi. La morte di Riina segna il via libera per gli Inzerillo che a Passo di Rigano possono iniziare a fare il bello e il cattivo tempo. Così imposizioni, scommesse, estorsioni e altri illeciti diventano di nuovo il business nel quartiere palermitano.

Altro elemento di spicco arrestato oggi è Giovanni Buscemi, scarcerato nel 2018, ha preso parte alla riunione del 29 maggio 2018 con altri capi mafia della città di Palermo e della provincia per decidere della ricostruzione della Cupola, la commissione provinciale.

Gli investigatori sono riusciti anche a ricostruire i rapporti tra la Cosa nostra locale e quella d’oltre oceano e l’elezione del sindaco di Torretta.

E i mafiosi se ne andavano a largo di Palermo a bordo di un gommone per discutere di affari e di spartizioni di tesori della Repubblica Dominicana. «Siamo i re di Palermo e tutti vengono a cercare noi», dice Tommaso Inzerillo che si stava impegnando a riprenderli la fiducia della mafia dopo la «fuitina» in America degli anni 80 e ce la stava mettendo tutta per convincere i capi mandamento e andare contro a Nino Rotolo, boss di Pagliarelli all’ergastolo che non accettava il rientro degli scappati sostenuto dai Lo Piccolo di San Lorenzo.

Nel corso di una intercettazione Tommaso Inzerillo diceva a Michele Micalizzi: .. il divieto… e intanto, come ti stavo dicendo, è una situazione di mio cugino siamo tutti bloccati, siamo… ho un impegno con Settimo e io, quando ci andiamo poi vediamo, per cercare di rattoppare, ora vediamo, ora con questa morte”. Il Settimo di cui parla Inzerillo è Settimo Mineo, ritenuto l’erede di Totò Riina. Lo «zio Settimo» è stato eletto il 29 maggio scorso nuovo boss di Cosa nostra dalla Commissione provinciale della mafia siciliana, riunitasi per la prima volta dopo 25 anni. La “morte” che aveva cambiato il corso delle cose era quella di Totò Riina.

Inzerillo non partecipò alla famosa riunione del maggio 2018 con i capi mafia della provincia per la paura che qualche pentito avesse potuto «cantare».  Così avvenne e ora, uno per uno, stanno iniziando a vedersi i frutti delle decine e decine di verbali delle dichiarazioni dei nuovi pentiti. Ora a tremare sono pure i capi mafia delle provincia.

 

Redazione

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