La vicenda del lease back della caserma dei Carabinieri di Monreale dovrà essere passato al setaccio dei magistrati della Corte dei conti. Sono stati rinviati a giudizio gli ex amministratori comunali, assessori, sindaci, vice sindaco, revisori dei conti e dirigenti apicali che governarono la città normanna tra il 2000 e il 2005. La Procura contabile contesta loro un presunto danno erariale da 10 milioni di euro per l’operazione di vendita e riacquisto tramite leasing dell’immobile che ospita la caserma dell’Arma.
Era il 2003 quando l’allora sindaco Totò Gullo, per fronteggiare la gravissima crisi finanziaria del Comune sull’orlo del default, decise di ricorrere alla vendita della caserma con contratto di lease back. L’operazione fruttò i soldi che permisero di ripianare i debiti ed evitare il crac finanziario dell’ente comunale, ma secondo l’accusa furono utilizzati impropriamente. I magistrati contabili contestano che parte del ricavato sia stato impiegato per coprire spese correnti anziché per investimenti. Inoltre, la vendita avrebbe privato l’ente di un importante cespite patrimoniale, concorrendo alle cause del successivo dissesto dichiarato nel 2013. Per queste presunte irregolarità, il danno erariale ammonterebbe a oltre 10 milioni.
Tra gli imputati figurano, tutti i componenti della sua Giunta, il presidente del Consiglio comunale dell’epoca e 28 consiglieri che votarono a favore della delibera con cui fu dato il via libera all’operazione. Nella lista anche dirigenti comunali e componenti del collegio dei revisori. Alcuni degli ex amministratori coinvolti sono nel frattempo deceduti.
Si tratta di una vicenda complessa risalente a quasi vent’anni fa, quando l’operazione fu pensata come soluzione emergenziale per scongiurare il tracollo finanziario del Comune. Ora però, dopo il dissesto dichiarato dieci anni dopo, i giudici contabili ritengono quel lease back una scelta illegittima costato milioni di euro alle casse pubbliche. Sarà un processo lungo e complicato per accertare responsabilità ed eventuali omissioni su scelte amministrative risalenti agli inizi degli anni 2000. La memoria degli imputati sarà messa a dura prova per ricostruire decisioni e motivazioni di un’operazione che, sebbene pensata per salvare il Comune dal default, potrebbe essersi rivelata un boomerang milionario.