Monreale, 277.000€ per un portale mai usato. Dall’Ars potrebbe arrivare il commissario
Intanto Lo Biondo invia i documenti alla Corte dei conti, La Corte invia interrogazione al sindaco

Monreale, 7 marzo 2018 – Un portale costato 277 mila euro, che doveva rappresentare uno strumento di trasparenza per liberi professionisti e i cittadini, ma mai utilizzato e pubblicizzato. È il portale webgis del comune di Monreale, realizzato da una ditta privata con fondi pubblici. Adesso, dopo la conclusione del progetto, gli uffici comunali chiedono la sua chiusura ma restano delle ombre sul suo funzionamento e sulle motivazioni che non hanno portato alla pubblicità di questo utile strumento. Il caso, sollevato da Massimiliano Lo Biondo, è già arrivato all’Ars. Il deputato Figuccia ha chiesto al presidente della Regione l’invio di commissario al comune di Monreale. Il consigliere comunale La Corte invia un’interrogazione al sindaco Piero Capizzi.
Nel maggio 2012 una determinazione dirigenziale approvava il progetto definitivo per la realizzazione del nodo comunale del Sistema informativo territoriale regionale e portale WebGis di supporto alla gestione del PEG ed al controllo delle aree percorse dal fuoco. Nel luglio 2012 è stato ammesso al finanziamento il progetto che si è chiuso nel maggio 2016 con una delibera di giunta. Nell’ottobre 2016 accade qualcosa di inaspettato, un dirigente comunale chiede l’immediata chiusura del portale poiché da un riscontro analitico a campione su certificati rilasciati, su stralci cartografici e certificazioni di destinazione urbanistica sarebbe emerso che gli stessi documenti indicano il 90% circa di dati inesatti e completi. «Si comunica – si legge sulla nota del dirigente – che da un riscontro analitico condotto a campione sul rilascio dei certificati di destinazione urbanistica del portale del comune è emerso che i dati rilasciati (stralci cartografici e certificati di destinazione urbanistica) dal suddetto portale presentano un’altissima percentuale di dati inesatti e/o incompleti (90%). Al fine di evitare che gli utenti alleghino a pratiche riguardanti richieste di concessioni, autorizzazioni (o degli stessi CDU) dati inesatti e fuorvianti per gli stessi utenti, si chiede la chiusura immediata del suddetto sito. La richiesta ha carattere d’urgenza».

Il portale doveva essere realizzato per i cittadini e i liberi professionisti, per dare un servizio di utilità pubblica e gratuita,ma ora si scopre inutilizzabile. E’ costato ben 277.000 euro di soldi pubblici finanziati dalla regione, in due moduli, rispettivamente di 199.848,00 euro e di 77.159,99 euro. Una volta realizzato però a causa di mappe non perfettamente coincidenti, perché immesse nel sistema con sistemi di coordinate diversi, si chiede la sua chiusura.
Sulla questione era già intervenuto Massimiliano Lo Biondo, di professione geologo e leader del movimento politico #Oltre. Alla richiesta di spiegazioni del candidato sindaco però l’amministrazione non ha risposto. «Come si può prima chiudere il progetto e dopo fare l’indagine a campione su certificati che tra l’altro i cittadini pagano, per poi chiedere la chiusura del sito perché inutilizzabile? Qualcuno deve spiegare tutto questo». Nella nota del dirigente si fa riferimento a indagini a campione sul rilascio dei certificati. «Quanti sono – chiede Lo Biondo – i certificati che pagati dai cittadini, sono stati prodotti incompleti o inesatti? I diretti interessati, coinvolti a loro insaputa, sono stati avvertiti e rimborsati? Quanti di quei certificati sono stati ritirati in autotutela?». Il portale webgis doveva servire per un uso pubblico e non solo per un uso interno agli uffici comunali così come accade in tutti i comuni dove il portale webgis è stato realizzato, in modo funzionante, con i finanziamenti della regione. «È chiaro che questa triste vicenda di mala gestio – conclude Lo Biondo – non potrà chiudersi con un finanziamento pubblico giunto al comune e un sito che seppur realizzato si chiede di chiuderlo perché non funziona».
Il parlamentare dell’Ars Vincenzo Figuccia (Udc) ha inviato al Presidente della Regione Musumeci e all’Assessore al Territorio e Ambiente un’interrogazione parlamentare. Il deputato chiede quali misure intendano adottare, al fine di garantire, in tempi celeri, l’uso pubblico del portale già finanziato, se sia intendimento dell’assessorato all’Ambiente, a propria garanzia, istituire una figura commissariale presso il Comune di Monreale, la ragione per cui il sito istituzionale del Comune di Monreale non riporti il link del portale web-gis, se il portale pubblicato online ma non pubblicizzato sia attendibile e se risponda a quanto è stato finanziato e la ragione per la quale, dopo la chiusura del progetto il portale non sia stato ancora ufficializzato e pubblicizzato al pubblico a mezzo stampa. Intanto anche il consigliere comunale Giuseppe La Corte del gruppo Credici Monreale ha inviato una interrogazione consiliare al sindaco di Monreale Piero Capizzi.
«Ringrazio chi, invece di girarsi dall’altra parte, ha messo a disposizione le proprie conoscenze e quindi ha avuto la sensibilità di chiedere che si facesse una interrogazione all’Ars – commenta Lo Biondo -. Ai cittadini dovrà essere dato il servizio pubblico e gratuito per cui quel finanziamento è stato dato al comune e quindi speso. Dispiace che alcune forze politiche, non tutte, anziché occuparsi della città giochino a litigare e subito dopo a sedersi per nominare 25 scrutinatori. Per questa ragione, sono pronto a interessare, ufficialmente, tutti gli organi competenti sulla vicenda. Perché si faccia luce su come e perché sono stati spesi tutti quei soldi pubblici per un sito che non funziona.
Intanto mi chiedo se l’Amministrazione ha informato la Regione siciliana, ente che ha erogato il finanziamento, se l’Amministrazione ha informato e rimborsato i cittadini e i liberi professionisti, qualora interessati delle inesattezze e/o incompletezze rilevate nel corso del sondaggio a campione eseguito, se e quanti eventuali certificati sono stati utilizzati per eventuali concessioni e/o autorizzazioni edilizie, l’indagine a campione su quanti certificati rilasciati è stata eseguita e a quale periodo è stata estesa, se l’Amministrazione attiva ha deciso la chiusura del sito autonomamente o di concerto con la Regione, previo riscontro con la ditta che ha realizzato il sito».