Perché votare sì al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari? Dopo le ragioni del no, affidate a una riflessione di Manuela Quadrante, portavoce regionale di +Europa, oggi è Fabio Costantini, presidente della Commissione Bilancio in Consiglio comunale a spiegare quelle del si.
Domenica e lunedì gli italiani si troveranno dinanzi al referendum confermativo relativo al taglio dei parlamentari. “È opportuno ricordare – dice il portavoce del Movimento 5 Stelle monrealese – che la legge costituzionale è stata già approvata dal Parlamento, ma è soggetta a referendum in quanto 71 parlamentari lo hanno richiesto. Tale azione è da leggersi, a mio avviso, come un tentativo in extremis di autoconservazione della “casta”, che si vedrebbe fortemente ridimensionata, poiché verranno fatte fuori circa un terzo delle poltrone. Dopo decine di governi che hanno fatto solo proclami sulla riduzione del numero dei parlamentari, per la prima volta ci troviamo dinanzi ad un governo, a guida 5 Stelle, che ha dato seguito con coerenza ad uno dei punti cardine del proprio programma elettorale”.
Parlamentari assenteisti ma stipendiati.
“A tal proposito, appare curioso il dato dell’ultima legislatura relativo alle presenze dei parlamentari, in quanto il 40% dei deputati é risultato assente ad oltre un terzo delle votazioni. Si tratta di centinaia di eletti che, seppur (da noi) stipendiati, di fatto non partecipano ai lavori parlamentari. Con il taglio, l’Italia si è uniformata agli altri Paesi europei sia per quanto concerne i costi che per il numero dei parlamentari, infatti Francia e Germania hanno un rappresentante ogni 116.000 abitanti, mentre la Spagna un rappresentante ogni 133.000, a fronte dell’Italia che attualmente ne ha uno ogni 96.000!”.
Secondo Fabio Costantini, uno degli effetti che produrrà la riforma,”così come affermato da molti esperti costituzionalisti, è che il taglio renderà più efficiente i lavori dell’aula e delle commissioni, dando vita ad un Parlamento più agile nei lavori e nelle determinazioni“.
Sempre secondo il Consigliere comunale di Monreale, la riduzione del numero dei parlamentari sarebbe inoltre “un segno di giustizia sociale, un raro caso in cui la politica, che tante volte ha prodotto segnali discordanti con la volontà popolare (si pensi all’esempio eclatante dell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, oggi “camuffato” nelle vesti di rimborso elettorale), compie un gesto coerente con le manovre ed i sacrifici richiesti ai propri cittadini”.
“Spiace annoverare – continua – tra le falsità del fronte di coloro che si oppongono alla riforma, affermazioni relative a presunti problemi sulla rappresentatività, snocciolando numeri sulla distribuzione dei collegi, sul numero degli stessi per regione e cose similari: il referendum stabilirà solo di confermare o meno il taglio dei parlamentari, a questo dovrà poi necessariamente seguire una nuova legge elettorale, la quale andrà a stabilire il numero dei singoli rappresentanti per territorio concedendo anche l’occasione perchè si reintroduca il sistema delle preferenze”.
Con il si al referendum, sostiene Fabio Costantini, sarà anche possibile operare un controllo più preciso dei parlamentari, in quanto il numero più ristretto ne consentirà ancor meglio il controllo dell’operato in quanto più riconoscibili e ciò comporterà anche una maggiore responsabilizzazione degli stessi. “Infine, ma non per ultimo, la riforma produce un risparmio economico sul bilancio dello Stato, poiché i costi legati agli stipendi dei parlamentari e a tutte le voci secondarie che orbitano intorno alle loro indennità ed ai loro rimborsi, verranno conseguentemente tagliate”.
L’appello a votare si.
“Il 20 ed il 21 Settembre VOTIAMO SI, dando un forte segnale ai nostri parlamentari che vada nella direzione di un miglior efficientamento della macchina statale, ciò darà anche una certa forza politica ed un certo peso a tutte quelle riforme volte a stimolare l’assunzione di responsabilità dei nostri parlamentari ed alla riduzione dei privilegi di cui godono, a cominciare dal taglio degli stipendi, che dovranno essere adeguati alla media degli altri Paesi europei; questione già posta sul tavolo dal M5S e che il giorno dopo il referendum verrà portata avanti proseguendo così con quel cammino di riforme definito populista dai nostri detrattori e socialmente giusto da tutti gli altri”.