“Giustizia per A.”, Monreale condanni la violenza
La violenza non è mai giustificata. È questo che mi hanno insegnato fin da piccolo i miei genitori, le mie maestre e le esperienze. Cosa sta accadendo a Monreale? È una domanda che in cuor nostro un po’ tutti ci siamo posti, leggendo della ricostruzione delle fasi dell’aggressione a un ragazzo di 27 anni alla fermata del 389.
La cronaca la conosciamo tutti e sarà l’autorità giudiziaria a trovare i responsabili per dare loro, si spera, la giusta pena. Sì, perché un gesto simile non può e non deve passare inosservato.
Che sia violenza generata da odio razziale, religioso, violenza di genere, la violenza, la sopraffazione, non è mai giustificata. Non esistono scuse che tengano guardando un ragazzo che lotta tra la vita e la morte in un letto di ospedale. Sul suo volto i lividi causati da brutali colpi, un odio incontrollabile. È questo che un padre deve insegnare ai propri figli?
Aldilà delle cause del gravissimo gesto, tutta la comunità monrealese si chiede come esso possa essere avvenuto e in tanti adesso chiedono “Giustizia per A.”. (Continueranno a mettere le iniziali nel rispetto del ragazzo e della famiglia).
Come dicevo, alla maggior parte di noi è stato insegnato che la violenza è un male, ed è d’altronde l’arma dei deboli. Solo chi non ha consapevolezza di sé e del mondo che lo circonda si “fa giustizia” in questo modo.
Ma Monreale adesso dovrebbe reagire anche se assordante è stato il silenzio delle istituzioni fino ad oggi. Non una parola è stata pronunciata. Non una semplice parola di condanna, dopo un episodio grave come quello avvenuto nei giorni scorsi. Il silenzio a volte sa fare anche più male delle botte.