“Sono qui a scrivere queste righe per comunicare qualcosa d’importante, a chi non ha avuto un minimo di buon senso di tenere la bocca chiusa pur di avere la notizia del giorno. Da venerdì girava voce che noi del Bar & Caffetteria Arcobaleno eravamo casi sospetti di Covid-19 o addirittura positivi al Covid-19, mettendo a repentaglio il mio operato e la mia attività”. Lo dice Salvatore Romeo, il titolare del bar Arcobaleno di Monreale, che si trova in via Pietro Novelli, accanto all’ex ospedale Santa Caterina.
Una vera psicosi sta investendo la città di Monreale dopo la notizia di alcuni casi di Coronavirus riscontrati in città. Casi davvero esigui, se si guarda ad altri centri confinanti con Monreale, come San Giuseppe Jato o San Cipirello. La notizia ha comunque generato apprensione e paura tra i cittadini monrealesi facendo nascere anche psicosi e notizie infondate. E c’è chi ha iniziato a parlare anche di centinaia di casi di Covid-19 a Monreale. A cadere vittima di queste, che sono solo voci prive di ogni fondamento, sono stati i gestori del bar monrealese. “Non so davvero da dove venga questa cattiveria, diverse persone per di più amici sono venuti a raccontarci queste dicerie”, dice Romeo, che mostra sui social anche l’esito di un tampone eseguito per fugare ogni dubbio.
La voce è diventata sempre più insistente a Monreale e la “notizia” si è sparsa a macchia d’olio e si è ancora più amplificata passando da bocca in bocca. “Un fatto che ci ha arrecato un un notevole disagio lavorativo”, aggiunge il titolare del bar, che ha anche eseguito una sanificazione del locale. “Siamo stati criticati anche di questo sentendomi dire: “Vabbè l’hai fatta allora perché hai avuto gente con il “Coviddi””.
“Ho paura aggiunge – Sì, molta paura, ma non del Covid-19, dell’essere umano in se, ho paura di parlare con la gente, di esprimere opinioni diverse, di essere sul gradino più alto perché “l’uomo” coglie sempre l’occasione di buttarti giù nel baratro, sono un ragazzo giovane che ha creduto nella propria attività commerciale fin da piccolo.
Sto dentro questo bar da quasi 7 anni ogni giorno, entro col buio la mattina ed esco col buio la sera, anche nei giorni liberi ho la testa al bar, si perché amo far star bene il cliente. Per me è soddisfazione, e veder toccato il mio locale e come se stessero toccando parte della mia vita e del mio essere, io che dopo essermi diplomato potevo scappare da questa terra che non ti da garanzia, da sta terra “bedda ma ca ti fa morire ‘ra fame”, ed io ho creato tutto dalle mie braccia, e voi che fate? Senza sudore in corpo della fatica di tirare avanti un’attività senza sapere il significato di tutto ciò? Mettete in giro queste voci? Penso solo che vi dovete vergognare, ma vi perdono perché la vostra è ignoranza è una indole che avete nell’anima e contro l’ignoranza non c’è nessun’arma per combatterla, c’è una resa mentale”.