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Abusivismo edilizio, arresto a Monreale, poi la scarcerazione: pena era già estinta

scritto da Redazione
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Monreale – Un uomo di 60 anni, residente a Monreale, è stato arrestato dai Carabinieri a seguito di un ordine di carcerazione per espiare una pena detentiva di 5 mesi e 29 giorni. L’uomo, N.B., era stato condannato per violazione di norme urbanistiche risalenti a dieci anni prima, precisamente ad agosto 2013. La condanna, emessa dal Tribunale di Palermo nel 2017, riguardava un caso di costruzione abusiva e prevedeva una pena di un anno di arresto.

Ordine di carcerazione e detenzione domiciliare

La Procura della Repubblica di Palermo aveva emesso un ordine di carcerazione con contestuale detenzione domiciliare. Questo ordine era stato sospeso nel 2020 poiché l’avvocato difensore di N.B., Giada Caputo, aveva dimostrato che il suo assistito non aveva ricevuto la notifica della sentenza e, di conseguenza, non aveva potuto presentare appello. A seguito di questa sospensione, l’ordine di arresto è divenuto esecutivo, portando all’arresto dell’uomo il 15 novembre.

L’intervento dell’avvocato e l’incidente di esecuzione

Immediatamente dopo l’arresto, l’avvocato Caputo ha presentato un incidente di esecuzione, chiedendo la revoca dell’ordine di carcerazione. La base della richiesta risiedeva nel fatto che la pena da scontare era estinta per decorso del termine massimo previsto dalla legge. La normativa vigente stabilisce che i reati puniti con la sanzione detentiva dell’arresto o dell’ammenda si estinguono dopo 5 anni dall’irrevocabilità della sentenza di condanna. Nel caso di N.B., la sentenza era divenuta irrevocabile nel 2018.

Revoca dell’ordine di carcerazione e scarcerazione

La Procura della Repubblica di Palermo, dopo aver verificato la fondatezza del ricorso presentato dall’avvocato Caputo, ha accolto la richiesta e disposto la revoca del provvedimento restrittivo. N.B. è stato quindi immediatamente scarcerato. L’avvocato Caputo ha espresso apprezzamento per la tempestività dell’intervento del Magistrato, sottolineando al contempo il disagio vissuto dal suo assistito e dalla sua famiglia a causa dell’arresto, dell’identificazione in caserma e dell’inizio della detenzione domiciliare, con la conseguente interruzione dell’attività lavorativa.

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