Ricordati a Monreale i tre eroi vittime di mafia, il Capitano D’Aleo, l’Appuntato Bommarito e il Carabiniere Morici
I tre militari dell’Arma sono stati barbaramente trucidati il 13 giugno del 1983 in via Scobar
MONREALE – Questa mattina, in occasione del 40° anniversario dell’eccidio, ha avuto luogo, a Palermo e a Monreale, una cerimonia di commemorazione in onore del Capitano Mario D’Aleo, dell’Appuntato Giuseppe Bommarito e del Carabiniere Pietro Morici, vittime di agguato mafioso nel 1983.
Alle 09:30, in via Cristofaro Scobar a Palermo, teatro dell’assassinio, alla presenza del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Teo Luzi e delle Autorità civili e militari, sono stati resi gli onori ai Caduti ed è stata deposta una corona d’alloro. Alle 10:30, presso il Gruppo Carabinieri di Monreale è stato scoperto l’altorilievo realizzato e donato dal maestro ceramista Nicolò Giuliano raffigurante i caduti. Successivamente presso il Duomo di Monreale è stata celebrata la Santa Messa officiata dall’Arcivescovo della locale Diocesi, S.E. Mons. Gualtiero Isacchi, il quale ha ricordato “Questi Carabinieri si sono immolati come il sale della terra, con eroico sacrificio, per assicurare alla collettività un futuro migliore”.
Così il Comandante Generale Teo Luzi al termine della celebrazione “Siamo qui per ricordare i nostri tre Carabinieri trucidati nel 1983, Capitano D’Aleo, Appuntato Bommarito e Carabiniere Morici: tre eroi dell’Arma contemporanea che abbiamo il dovere di ricordare e soprattutto di dire ai familiari che non sono morti invano perché nel frattempo in questi 40 anni molte cose sono cambiate, c’è stato un movimento culturale importante soprattutto qui a Palermo ma in tutta la Sicilia così come in altre regioni italiane. Non dobbiamo abbassare la guardia perché la battaglia contro “Cosa Nostra” e la criminalità organizzata è ancora lunga”. Agli eventi commemorativi hanno partecipato i familiari dei Caduti ed una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Carabinieri.
CENNI STORICI – MOTIVAZIONE M.O.V.M. ALLA MEMORIA
Il Capitano Mario D’Aleo nasce a Roma il 16 febbraio del 1954. Nel 1973 inizia la carriera militare con l’ingresso all’Accademia di Modena. Viene nominato Sottotenente nell’Arma dei Carabinieri il 20 ottobre del 1975. Destinato alla Scuola Sottufficiali Carabinieri in Velletri e promosso Tenente, viene trasferito il 28 maggio del 1980 al Comando della Compagnia Carabinieri di Monreale, distinguendosi da subito per l’intraprendenza investigativa affiancata da non comuni doti umane.
L’Appuntato Giuseppe Bommarito nasce il 14 luglio del 1944 a Balestrate. Si arruola nel 1964, prima come Ausiliario in servizio al X Battaglione Mobile di Napoli. Ritornato in Sicilia alla fine del 1965, presta servizio presso la Squadriglia Carabinieri di Catalafimi e, dal 1970, a Monreale con l’incarico di autista del Capitano Basile prima e del Capitano D’Aleo poi. Il 22 luglio del 1972 sposa Girolama Galante dalla quale avrà due bambini, Salvatore e Vincenzo.
Il Carabiniere Pietro Morici nasce a Valderice il 21 agosto 1956. Dopo aver conseguito la licenza media, inizia a gestire un negozio di generi alimentari situato vicino alla caserma dei Carabinieri, maturando la decisione di arruolarsi. Raggiunge la Scuola Allievi Carabinieri di Roma il 5 marzo del 1975. Nel 1976 giunge a Palermo e, infine, a Monreale.
I tre militari dell’Arma sono stati barbaramente trucidati il 13 giugno del 1983 in via Scobar. Gli autori materiali ed i mandanti mafiosi del delitto sono stati individuati e condannati all’ergastolo.
Il Presidente della Repubblica, il 31 agosto del 1983, ha conferito la “Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Memoria” al Capitano Mario D’Aleo, all’Appuntato Giuseppe Bommarito e al Carabiniere Pietro Morici con la seguente motivazione: “Comandante e militari in servizio a Compagnia Carabinieri operante in zona ad alto indice di criminalità organizzata, pur consapevoli dei gravi rischi cui si esponevano, con elevato senso del dovere e sprezzo del pericolo, svolgevano tenacemente opera intesa a contrastare la sfida sempre più minacciosa delle organizzazioni mafiose. Barbaramente trucidati in un proditorio agguato teso con efferata ferocia, sacrificavano la loro giovane vita in difesa dello Stato e delle Istituzioni”.