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Covid-19 e peste del 1624 a Monreale, il racconto e i segni del passato dimenticati

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Covid19 2020/Peste 1624. Prima che finisce l’anno mi voglio soffermare sul problema del covid19 di cui non ho mai parlato. All’inizio dell’anno ci fu questa epidemia che ci colpi come si suol dire “di cozzu e cuddaru” Chi se l’aspettava una cose del genere!?

Tutto è cominciato dalla Cina. Si sentiva parlare che in quello Stato c’era un’epidemia che causava una polmonite letale. Ci siamo messi in allarme perché con la Cina abbiamo rapporti commerciali e il pericolo della diffusione c’era. Infatti all’improvviso si parlò di un cinese ricoverato con questa malattia in Italia e poi deceduto.

Dopo si cominciò a parlare di Bergamo dove il virus si propagò con grande velocità. Infatti cominciarono a morire persone anziane e quasi tutte facevano parte di case di riposo. Che stava succedendo!? Non eravamo preparati ad affrontare una situazione del genere. Il governo cominciò a mettersi in allarme. Ma l’epidemia non ha dato tempo di prendere le dovute precauzione che già si sparse anche in altre città della Lombardia e nelle regioni limitrofe.

Gli ospedali cominciarono a sentire la difficile situazione che si venne a creare anche perché non erano preparati ad un evento di tale dimensione. E medicine per curare questa malattia, che colpiva in modo particolare ì polmoni non esistevano. Come fare per fermare questa epidemia? Gli stati europei ci cominciarono a guardare male e quasi quasi non accettavano i viaggiatori che vi si recavano per lavoro o per altre necessità. Ci guardavano come appestati. E se avessero potuto avrebbero costruito dei muri per non fare passare nessuno.

Il nostro capo del Governo Giuseppe Conte, il quale godeva di una grande fiducia da parte dei cittadini da quando disse “Sarò il vostro avvocato”, cominciò a prendere delle iniziative rigorose. E in un batter d’occhio ci siamo ritrovati dalla fine febbraio 2020, tutti chiusi in casa. Negozi chiusi per lungo tempo, quasi tre mesi senza lavorare con le conseguenze del caso.

Si poteva uscire soltanto con un permesso speciale: “l’autocertificazione”. In tutte le regioni si cominciò a temere lo spandersi della malattia e che sarebbe arrivata anche da loro. E allora tutti seguivano le direttive del governo.

Ma la cosa grave ancora doveva succedere perché questo non bastò.
Le persone che si trovavano in quel periodo in Lombardia cominciarono a fare un fuggi fuggi generale per paura del contagio, ritornando nei loro luoghi di residenza. Ma non sapevano che già loro erano portatori sani del maledetto virus che piano piano si cominciò a spandere in tutta l’Italia, arrivando anche in Sicilia. Oggi l’Italia è colorata di rosso (situazione gravissima) arancione (situazione grave) gialla (situazione mediocre) in base al numero dei contagi che in questi luoghi ci sono.
Prima di Pasqua l’epidemia si trasformò in pandemia, colpendo tutto il mondo, ancora oggi siamo in questa situazione.

A Monreale ci siamo ricordati di quando ci fu la peste nel 1624 a Palermo, che poi cominciò a diffondersi anche nella nostra cittadina causando migliaia di morti. Noi al contrario come capo di governo avevamo in quel secolo come amministratore l’Arcivescovo Venero che dei poteri di Conte ne avrebbe fatto un baffo. Era capo religioso e civile La sua parola era un ordine e nessuno aveva diritto di replica, altro che negazionisti.

Prese una decisione ferrea. Fece costruire attorno a Monreale un muro di cinta dai Mori (i saraceni di allora che da dominatori si erano trasformati in sudditi) chiudendo la città affinché nessuno potesse portare contagio dall’esterno. Anche se già a Monreale il contagio era già in atto, infatti c’erano stati migliaia di morti.
Ancora oggi ci sono le testimonianze di quella recinzione muraria. Nei muri fece costruire i pilastri dove c’erano le porte d’accesso.

Le porte erano sei:
1) La porta San Castrense successivamente chiamata di Venero che portava nelle campagne (allo spasimo).
2) Quella detta delle Verghe che portava verso Pioppo,
3) La Porta San Michele che già esisteva fin dal tardo medioevo, dalla parte opposta nei cui pressi esisteva la chiesa omonima e una fontana, che si trovava alla fine della strada Rocca-Monreale esattamente all’inizio della via Palermo.
4) La Porta Carrubella chiamata così perché c’era molta vegetazione e si trovava un po’ più avanti del Boccone del povero costruito in seguito nell’800
5) A monte della citta un’altra porta in alto all’attuale via Fontana dell’Orto
6) quella del Palazzo arcivescovile da cui si andava verso i cappuccini e la Conca d’Oro.

Oggi abbiamo testimonianza di questa costruzione come i pilastri in via Venero e nel corso Pietro Novelli
Dei muri non è rimasto granché anche se ci sono ancora parte di quelle costruzioni che dalle foto si riesce ad individuare. Come per esempio nella via Togliatti la parte alta della via Fontana dell’Orto che si andava a congiungere con i pilastri della Carrubella e con i pilastri della via Pietro Novelli.

Vi sono anche segni in alcuni posti come per esempio di fronte la posta della via Aldo Moro. Esiste ancora un pilastro dove era attaccata la porta d’ingresso al giardino di San Castrenze. Dall’ingresso di via Aldo Moro il muro di recinzione arrivava in via Kennedy e girava da dove ora c’è la scuola Pietro Novelli fino ad arrivare alla Chiesa di San Castrenze.

Oggi al posto del giardino c’è la Piazza Fedele “al campo” ai tempi chiamato “u fossu” perché più basso rispetto a dove finiscono le case del Carmine. Da lì non si poteva accedere nel paese. Perché c’era un burrone proprio dove oggi c’è la Cirba in direzione del parcheggio.

A quei tempi con il nostro Arcivescovo, padre spirituale e temporale del paese non ci sarebbe stato certamente spazio per i negazionisti che oggi purtroppo hanno dato un contributo alla diffusione del virus.

Gullo Provvidenza

Le foto sono state tratte da “Monreale epoca su tutti gli aspetti”

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